Differenze tra le versioni di "Gonar Pabirak"

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Versione delle 15:34, 13 ott 2009

Generalità

Nome: Gonar
Cognome: Pabirak
Data di Nascita: 16 Kythorn 1346
Luogo di Nascita: Foresta di Hullack (Cormyr)
Razza: Mezzelfo
Capelli: Castano chiaro, media lunghezza, legati a coda di cavallo
Occhi: Verdi
Peso: 75 kg
Altezza: 1.80
Segni particolari: Cicatrice visibile sulla spalla destra.

Storia

Gonar nacque in una foresta di poco distante dalla città di Arabel, situata nel Cormyr, all’interno di una medio-piccola comunità efica.
Sua madre, Eleanor, di natura elfica lo generò insieme a suo padre, Toki, di natura umana e di professione mercante libraio, una mattina di primavera.
Purtroppo, come spesso accade, il giorno della nascita di Gonar coincise con l’ultimo dei giorni di Eleanor. L’ottima reputazione di cui Toki godeva tra la gente della piccola comunità elfica gli permise tuttavia di continuare a vivere in serenità con il figlio nella casa della madre, casa che già da tempo egli condivideva con Eleanor.
Durante questo felice periodo Gonar crebbe sereno, allevato secondo la cultura elfica dalla sua nutrice Estalia, e dal padre stesso. Dopo un certo tempo, però, questa serenità venne meno, infatti, a causa dei conflitti nella vicina regione Sembia, gli affari commerciali subirono un forte calo e a Gonar e a suo padre non restò che mettersi in viaggio verso Sud alla ricerca di terre commercialmente più prospere.
Iniziò una fase travagliata dell’infanzia di Gonar che si protarrà per diversi anni. La buona volontà di Toki non bastò,tuttavia, a vincere la sfortuna e dopo un periodo in cui lunghi viaggi andavano alternandosi a soste più o meno lunghe in diverse città del Faerun alla ricerca di nuovi acquirenti, la speranza nei due andò affievolendosi. Tuttavia, Toki cercò sempre di tenere alto il morale del giovane Gonar, distraendolo con la lettura, in particolare con la lettura elfica, della quale egli stesso gli insegnò la grammatica.
Come volevasi dimostrare però il periodo di tranquillità ben presto finì, Toki perse anche l’ultimo filo di speranza e con essa la voglia di fare il padre: ora Gonar era solo una bocca in più da sfamare. A questo punto Toki capì che non restò altra possibilità al di fuori dell’accattonaggio e del taccheggio e cercò di farsi aiutare nell’impresa anche dal figlio, che grazie alla sua esile corporatura si dimostrò molto agile (ottima qualità per un ladruncolo).
E’ in questo periodo che l’animo di Gonar si indurì e perse di spontaneità e allegria, caratteristiche tipiche dell’infanzia. Le cose andarono sempre peggio sinchè non venne il giorno.
Durante uno dei loro viaggi tra una città e l’altra, mentre stavano risalendo un’altopiano un monastero iniziò a vedersi in lontananza; fu lì che Toki prese una decisione importante: se avesse lasciato lì il figlio, non si sarebbe più dovuto occupare di lui.
La notte successiva, tramite un sotterfugio, l’abbandonò lì.
L’odio per il padre e la nuova solitudine travolsero Gonar, il quale difficilmente ruscì a trovare una sistemazione entro le solide gerarchie monastiche a lui così fastidiose, soprattutto dopo essere stato per lunghi anni uno spirito libero.
Ci fu una cosa all’interno del monastero che ne attrasse comunque l’interesse: il suo tutore Sarnek.
Sarnek era un monaco umano che doveva avere su per giù una cinquantina d’anni, il cui volto severo era segnato dalla rughe e dalla barbetta bianca che dal mento si protaeva biforcuta. Nonostante l’età dimostrava ancora un’agilità, una sicurezza e una precisione nei movimenti tali di un ragazzo. Fu così che a poco a poco con il passare dei giorni all’ombra di quell’uomo, Gonar dimenticò tutte le vicessitudini passate e l’odio verso il padre.
Ebbe inizio un lungo periodo di vita monastica per Gonar durante il quale fu iniziato, dapprima, alle tecniche di combattimento senz’armi e all’accrescimento del ki interiore e, poi, ai valori sui quali un monaco deve sempre fare riferimento: la pazienza, la costanza, la determinazione e la concentrazione.
Per quanto concerne la religione, c’è da dire che il monastero non seguiva un particolare culto e, anzi, lasciava libero spazio ai propri monaci di aderire a qualsiasi tipo di culto, purchè ciò venisse fatto nel rispetto della vita monastica colletiva. Ciò era possibile in quanto la religione non veniva considerata peculiarità fondamentale del monaco. Fu quindi Sarnek ad iniziare Gonar ad un culto, il suo culto, il culto di Bane. Egli infatti faceva parte di una setta che ne venerava la divinità e che proclamava la sua venuta nel giorno in cui il Faerun fosse abitato dai soli Vittoriosi (così si chiamavano coloro che aderivano a tale culto, di contro i Perdenti erano tutti quelli che aderivano ad altre religioni “fittizie”). Nonostante cercasse di coinvolgere il discepolo in tutti i modi nella vita e nelle funzioni della setta, nonostante gli leggesse e spiegasse le Sacre Scritture e quant’altro fosse possibile per cercare di coinvincerlo a schierarsi dalla parte dei Vittoriosi, si rese presto conto che non era nell’indole del ragazzo assimilare e fare proprio uno stile di vita così rigido e impostato. Del resto, anche l’inserimento all’interno del monastero era stato faticoso con lui e perciò non si arrese. Gonar, dal canto suo risultò infastidito dalle rigide dottrine del culto, ma la profonda ammirazione verso il maestro e la voglia di emularlo gli permisero di capire e fare propri gli insegnamenti fondamentali di tale dottrina.
Alla maturità, Gonar ormai non aveva più nulla da imparare, ma si sentiva del tutto immaturo ed inesperto alla vita fuori dal monastero a tal punto che si lasciò convincere da Sernak a partecipare ad alcune missioni per conto della setta. Erano più che altro missioni di spionaggio o di infiltraggio che, tuttavia, raramente mancavano di combattimenti e scontri non programmati. Ovviamente per Sernak fu un nuovo mezzo per convincere e iniziare il discepolo al culto di Bane, mentre invece per Gonar il siginificato era ben altro e le funzioni religiose che spesso si conducevano durante le missioni furono solo un piccolo prezzo da pagare a discapito dell’esperienza.
Gli anni si susseguirono, finchè non sorse l’alba del 24 Uktar 1369, l’alba di un giorno triste, l’alba dell’ultimo giorno di Sernak. La vecchiaia l’aveva consumato e ora, per Gonar, ebbe inizio una nuova era....di nuovo. L’unico affetto che lo legasse a quel posto di ferree dottrine era andato perduto e perciò la sua vita era pronta a prendere una svolta nuova, un nuovo obiettivo andava a profilarsi all’orizzonte: raggiungere la perfezione dell’arte per eguagliare il livello del Maestro.
Decise quindi di mettersi in viaggio, di tornare a vagabondare come già aveva fatto per lungo tempo in passato per raggiungere i suoi obiettivi.
Furono circa 3 anni di viaggi e lotte. Spesso si procurò da vivere commettendo omicidi, di persone di poco conto, su commissione (senza mai svendersi, tant’è vero che se considerava la paga inadeguata arrivava anche ad uccidere lo stesso committente) o rapinando qualche “cadavere caldo” (nomenclatura che spesso usa per definire la gente che si appresta ad uccidere) in qualche vicolo cittadino. Fu in questo periodo che si procurò una ferita alla spalla ormai ciccatrizzata.
Finchè un giorno....

Carattere

Determinato, paziente,razionale e leale. Sà stare all’interno di un gruppo, del quale, per natura, è portato ad assumerne il comando o, se ciò non fosse possibile, a ricoprire un ruolo d’importanza. Si sente in qualche modo sentimelmente legato alle terre del Sud e al suo Maestro, di cui cerca di emularne tecniche e gesta. La vita nel monastero gli ha infuso delle tradizioni dalle quali non sà più prescindere (danaro e cibo solo in quantità sufficienti al proprio fabbisogno, massimo riguardo per la tunica). E’ attratto dalla cultura elfica; crede che la magia elfica possa in qualche modo aiutarlo nella ricerca della perfezione dell’Arte. Prova un senso di antipatia e leggera diffidenza verso: • I mezzorchi (in quanto mezzelfo)
• Gli gnomi (in quanto non possiedono una tradizione monastica)
• I nani (in quanto non possiedono una tradizione monastica)
• Gli halfling (in quanto non possiedono una tradizione monastica)
• I seguaci di Tyr (in quanto iniziato ai culti di Bane)

Codice Morale

1. La Perfezione sopra tutto.
2. E’ lecito usare qualsiasi mezzo per raggiungere l’obiettivo.
3. I patti sono indossolubilmente legati alla lealtà.
4. La lealtà è un valore fondamentale, ma se tradisci la mia, sei morto.
5. Chi sfrutta la magia divina per combattere è un vile ed un incompetente.
6. Non si attacca mai chi è in stato di incoscienza o stà dormendo.
7. Crescere senza entrambi i genitori è una barbarie.


Gesta

Non tutti sanno che

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Dicono di lui

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